LETTERA INVIATA OGGI A REPUBBLICA.
RIGUARDA UN ARTICOLO SPARATO A GRANDI CARATTERI NEL TITOLO in cui si rimprovera l'aassessore alla cultura della provincia di Padova di aver stampato un innocente calendarietto da distribuire nelle scuole volto a valorizzare i valori e le tradizioni venete. non comparivano ovviamente il primo maggio e del 25 aprile si parlava solo in quanto Festa di San Marco. una cosa abominevole, evidentemente.
A leggere l’articolo di Filippo Tosato, riguardante il calendario veneto stampato dalla Provincia di Padova, privo delle festività del Primo maggio e del 25 aprile (quest’ultima sottolineata solo come Festa di San Marco) sembrerebbe che l’assessore alla Cultura della medesima abbia abolito “motu proprio” le due festività nazionali. Questo ci induce a pensare il titolo sparato a caratteri cubitali. Invece naturalmente non è così, rassicuro il popolo italiano intero, tali festività saranno sempre rispettate e continuerà ad essere vietato di conseguenza l’esposizione del gonfalone marciano nell’anniversario della Festa della Liberazione, dato che in questa data si può esporre solo il tricolore. Il che non mi sembra una gran bella cosa per un paese che si dice democratico.
A me sembra normale che un calendario volto a valorizzare e a far conoscere le tradizioni e la cultura del nostro “popolo veneto” (uso il virgolettato dell’articolista, il quale sembra aver grossi dubbi su questa definizione, malgrado i 3000 anni di storia, a volte grandiosa, dei Veneti) non contempli tali date, non facendo parte della nostra tradizione millenaria, ma della storia italiana recente. Direi anzi che si può rimproverare (parlo dal punto di vista della numerosa frangia autonomista della Regione) alla Lega del Veneto una certa qual prudenza nella difesa dei valori e della tradizione a noi propri. Il 25 marzo è diventato festa nazionale dei veneti grazie a Zaia, ma da sempre, o meglio fino al 1797, data della fine della Repubblica veneta indipendente, la nostra festa nazionale era il giorno di san Marco. Oggi persino in chiesa, si evita in genere di ricordare, nell’omelia pronunciata in occasione della festività, tale ricorrenza, magari solo leggendo un brano del vangelo di Marco, per non dispiacere chi ci comanda a Roma. Sfilate e cerimonie in onore della ricorrenza sono vietate e questo a molti veneti appare come un sopruso. Mi rendo anche conto che è difficile farlo capire, destra e sinistra in questo rifiuto sono concordi, e anche per questa mancanza di dialogo e sensibilità verso i valori e la storia della nostra nazione (senza virgolette), continueranno a perdere voti e saranno destinate a ridimensionarsi sempre più. Qualcuno ci spieghi come mai ai Friulani viene riconosciuta autonomia amministrativa, diritto all’uso della propria lingua negli atti ufficiali, e ai Veneti che da anni reclamano pari trattamento, no. Qualcuno spieghi a i Veneti come sia possibile che sulle coste del Montenegro (ex dominio veneto) a scuola siano obbligatorie cinque ore di storia dedicate alla Repubblica di San Marco, mentre da noi essa venga quasi totalmente ignorata.
Grazie per l’eventuale improbabile pubblicazione.
Millo Bozzolan
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