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sabato 27 marzo 2010

INDIPENDENCE DAY

Veneti, n'demo tuti!Femo vedar che la nostra oja de libartá l''e piasè granda de le nostre divixion!!!
Nesuna bandiera de partito, solo el nostro GONFALON !!!!

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Stato Veneto Nederland
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DIASPORA VENETA - INTERNATIONAL VENETIAN FRONT
www.diaspora-veneta.org
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venerdì 19 marzo 2010

VENETI: MINORANZA ETNICA

VENETIE PER L’AUTOGOVERNO. Profondamente diverse le due situazioni. Nel caso di Venetie per l’Autogoverno, l’ufficio circoscrizionale ha contestato il fatto che alla lista sia stata allegata una sola firma, quella del candidato presidente. Palmerini, nato a Padova nel 1968, consulente aziendale, ritiene infatti di essere esonerato dalla presentazione delle 1750 firme («tetto» che ha messo in crisi anche i partiti più radicati sul territorio) in base alla legge 881 del 25 ottobre 1977, che ha reso esecutivo il Patto internazionale sui diritti civili e politici. «Il Popolo Veneto viene tutelato come minoranza - spiega Palmerini - dalla stessa Costituzione». La lista di Venetie per l’Autogoverno (che vedeva come candidati anche Andrea Lunardon, Margherita Garbin, Bruno Pavanello, Stefano Previati, Marco Bottaro, Daniele Busato, Mario Busato e Gianfranco Tirreno) è stata bocciata per lo stesso motivo anche a Treviso, mentre oggi ci dovrebbero essere le pronunce dei Tribunali di Vicenza e Verona. Nel caso in cui arrivassero altri «no», Palmerini è già pronto a presentare ricorso al Tar e al Consiglio d’Europa.

LISTA BONINO-PANNELLA. Michele Bortoluzzi e gli altri candidati Radicali (Elisabetta Zamparutti, Mario Patrono, Maria Grazia Lucchiari, Raffaele Ferraro, Sami Albertin, Alessandro Liccardo e Massimo Pieressa) un po’ se l’aspettavano ma ci sono rimasti comunque malissimo. L’anno scorso, alle Europee, la lista aveva ottenuto 15.253 voti, ovvero il 2,8%. Ma sabato, in tribunale, si sono presentati con poco meno di 1100 firme. E l’u fficio circoscrizionale si è visto costretto a sanzionare l’e sclusione. «L’avevamo detto in tutte le sedi - sottolinea Bortoluzzi - che più si ritardava la scelta del candidato presidente e più ci avrebbero messo in difficoltà. Ma il Pd aveva garantito a più riprese che ci avrebbero messo a disposizione la loro struttura per assicurarci le firme necessarie. Firme che alla fine sono mancate». Ieri pertanto i Radicali hanno presentato istanze per la riammissione nei termini della lista provinciale. «Fatta eccezione - riprende Bortoluzzi - per gli ultimi quattro giorni, da parte della Rai è mancata ogni informazione sulle procedure di raccolta delle firme. E anche in molti Comuni i cittadini non hanno potuto, per problemi burocratici, sottoscrivere le nostre liste». Bortoluzzi sta ancora valutando l’ipotesi di avviare una causa civile contro il Partito Democratico del Veneto «per essere venuto meno a un contratto verbale con la nostra lista. Patto stipulato in presenza di vari testimoni, che chiameremo in giudizio, nel quale avevano assicurato le firme necessarie a presentarci. Noi abbiamo sottoscritto il collegamento, ma le firme promesse non sono arrivate e siamo fuori dalla corsa».
(01 marzo 2010)

giovedì 11 marzo 2010

ROSA EROINA VITTIMA SACRIFICALE DEL PATTO TRA INFAMI

domenica 7 marzo 2010

SMEMBRAMENTO RE. VENETA


Le teste coronate, con lo strumento napoleonico, Asburgo e regnanti a Londra, in testa,

"smembrarono lo Stato della Repubblica Veneta, procurando conseguenze disastrose che i Veneti stanno ancora pagando a caro prezzo ancora oggi.

Sfaldarono un sistema economico che durava da più di mille anni, fondato su uno Stato che partiva da un concetto economico - Isolano - esattamente "al rovescio" rispetto a tutti gli altri Stati esistenti: per gli altri stati il territorio era la terraferma che guardava il mare, per le Isole Sparse della Venexia era esattamente l'opposto, il suo "acquatorio"era il mare (interno Endolaguna estesissima che comprendeva verona Brescia Vicenza, Padova, Treviso, Aquileia, Grado etc. ADRIAVOS) che univa tutte le Isole Sparse alle Dominanti Isole Venexia.

Questo e' Il concetto di "PORTI VENETI" secondo il quale ogni Isola Sparsa ricompresa nei mitici "SETTE MARI", erano i PORTI e l'acqua con l'alta e la bassa marea entro i lidi, il Mare Interno o ENDOLAGUNA a formare il sistema Veneto oggi transunstanziato. I Massoni hanno ricevuto in dono i Consorzi di Bonifica e i risultati che da Vienna avevano promesso: latifondi al posto della Repubblica Venetia. Tutti a marciare rubando l'acqua sacra patrimonio inalienabile e fondante delle Isole Venete.

Il fascismo nasce dalle bonifiche ferraresi.... meditate... meditiamo.., e il canale Mussolini alias Fisero Tartaro canal Bianco rimase e rimane una chimera, non perchè difficile da realizzare ma perchè ridona ai Veneti l'identità che li accomuna: l'acqua che unisce, l'acqua con la quale si gioca, l'acqua che trasporta, e rende leggero ciò che non è, l'acqua che ha i suoi riti, e i suoi ritmi (alta e bassa marea).

Il Volpi e poi l'Enel ci hanno dato dentro, all'oro bianco e ne godono senza farcelo sapere. Ne sanno qualcosa i supestiti di Longarone. Campi al posto dell'acqua sacra.

Banche al posto delle Barche. Porchi al posto dei porti.. scrive il poeta veneto...
Questo sistema raccontano le palette votive, e i cinturoni.

La Repubblica Veneta è un arcipelago di comunicazioni,di trasporti, di reti, di commerci, altro che l'apologia di contadini polentoni. Tutti principi saggi , colti, ma guerieri se necessario, nella propria isola, ma pronti e federati , uno per tutti tutti per uno se c'è da difendersi è il Triveneto come Atlantide e la Carpanea...... ma prima di tutto bisogna riprendere le chiavi dell'acqua sacra che ci sono state sottratte. Trovare gli alleati, e gli Stati Uniti d'America dovrebbero aiutarci , in primis, se non altro per la riconoscenza di essere stati essi riconosciuti per primi dalla Repubblica Veneta quando si sono liberati della corona e per non vedersi alla lunga rioccupati dalla stesse corone che introdussero i nazionalismi per frantumare l'Identità adriatica e con esso I PORTI VENETI".

PALEOALVEI MINCIO BENACESE

Anfiteatro morenico Mantovano Isole Sparse Molinella, TRI VEN ZO, Tion, Tartaro, Tregnon, Menago, Lavegno, Piganzo, Bussè , Naviglio Adige.

TEMPLARI IL MINCIO I GONZAGA OSTILIA OS TILIA HOS TILIA

Note sul Consorzio del Mincio

Il Consorzio del Mincio è stato costituito in base alla deliberazione dell’Assemblea generale degli interessati del 3 agosto 1930 in forza del decreto prefettizio del 12.07.1930. Ha per scopo fondamentale la tutela degli interessi presenti e futuri dell’irrigazione e dell’industria, aventi rapporto con le acque del lago di Garda e del fiume Mincio. Fanno parte del Consorzio i soggetti pubblici e privati che legittimamente usino o derivino acque del sistema Garda-Mincio. L’appartenenza al Consorzio è comunque determinata dal provvedimento di concessione oppure dall’effettiva utilizzazione idrica che dovesse precedere il suddetto provvedimento.
Il Consorzio del Mincio è interamente finanziato dagli Utenti secondo una classifica provvisoria per la ripartizione dei contributi approvata dal Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste del 1943 con l’integrazione di cui alla deliberazione n. 380 del Consiglio di Amministrazione in data 05.12.1959.

venerdì 5 marzo 2010

RENATO DE PAOLI DENUNCIA: ASPARETTO L'ITALIA FA PULIZIA ETNICA

PER LA RE. VENETA 
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RENATO DE PAOLI
schiza su sto stramboto par conosar renato de paoli
http://www.youtube.com/my_videos?feature=mhw4 
 ISOLE SPARSE VERONESI 
PALO AVI BENACESE SCUMIZIO (MINCIO) TION TARTARO TREGNON SANOA MENAGO LAVEGNO PIGANZO BUSSE' ADESE TORAZO FRATA GUA

UN SINDACO CHE L'E' IN REGION  NA SCANCELA' NA SCOLA MEDIA CHE GAVENE DA VINTI ANNI. I NA PARA' VIA LE SUORE CHE GAVENE DA 50 ANNI.
I NA TAIA' L'OLMO . I'A' SCANCELA' L'INDUSTRIA DEL MOBILE D'ARTE DEL MITICO GIUSEPPE BEPO MARCO MERLIN.  I NA ROBA' CAMPAGNE E SCHEI COI AZECA GARBUGLI.  I NA CANCELA' EL NOME DEL PAESE DOPO AVEROLO STORPIA' PAR DOSENTO ANNI.  ADESO EL MENAGO  DAL 27 DE FEBRAR 2010 L'E STA DECLASA' A MENAGHETO. CA D'ABELE I LA CIAMA "CADABESE" QUEI DA VERONA COMANDE' DA L'ITALIA GA TIRARSE INDRIO DA STO PAESE. RIDARGHE EL SO COMUNE  E LA SO STORIA BASTA SOTO L'ITALIA, BASTA SOTO I'NGLESI, BASTA SOTO LA SPAGNA, BASTA SOTO VIENA, BASTA SOTO LA FRANCIA. ISOLA FRANCA SPARE'. " LE BASSE" I NE CIAMA. SE MI CIAMO BASS 'ITALIA  I SE OFENDE QUEI DEL SUD. NOANTRI LEONI SPARSI EREDI DE SPARTA. ISOLE DAL SCUMIZIO FIN AL TIMAVO. EREDI PALAFITICOLI, BONA GENTE. VEGNEMO DA NA CIVILTA' DEL 10.000 AVANTI CRISTO. EREDI DE ATLANTIDE E DELA CARPANEA. BASTA INVASION. BASTA CAVARNE VIA I CIMITERI. BASTA ROERSARNE I'OSI DEI NOSTRI AVI. BASTA.

PER LA RE. VENETA 
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RENATO DE PAOLI
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giovedì 4 marzo 2010

I VERONESI VOTANO RENATO DE PAOLI PER LA RE. VENETA 2010

PER LA RE. VENETA 
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RENATO DE PAOLI
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schiza su sto stramboto par vedar ci l'è e cosa fa Renato De Paoli
http://www.youtube.com/my_videos?feature=mhw4

mercoledì 3 marzo 2010

RENATO DE PAOLI : "Chi può salvarci da questo etnocidio" ?

Ciao Federico, cosa pensi di questa bozza programmatica per le elezioni 2010? Cosa aggiungeresti ? Cosa toglieresti ?
- Rilanciare un ruolo autonomo del Veneto in Europa
- Rapporto federativo del Veneto con l’Italia e con l’Europa, ritornando ai Veneti il loro diritto storico all’autonomia e all’autogoverno
- Salvaguardare e valorizzare la cultura veneta; inserimento dello studio della letteratura veneta nei programmi scolastici
- Trattenere e investire tutte le tasse e le imposte venete nella società e nei territori veneti
- Magistratura, Prefetti, Questori, Autorità scolastiche e Dirigenze amministrative tutte di nomina veneta
- Concorsi pubblici con priorità ai residenti nel Veneto
Ciao
Albert Gardin (lista "Indipendenza Veneta")

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ELEZIONI 28 29 MAGGIO 2010
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Lettera di Federico M.
Caro Albert, io partirei da un presupposto fondamentale: Veneto quale Libera Unione  di Individui e Comuni in un'Italia Repubblica Federale parte di un' Europa Confederazione di  Popoli... tutti organizzati  in  Federazioni.
Il "Veneto", quindi, andrebbe ridefinito in quanto  "spazio" in cui si riconoscono individui  raggruppati in Comuni sulla base di un'identità, cioè valori+esperienze, condivisa:  da notare che questa indentità non è "data", ma scelta.
Ri-ceato il Veneto su questa base, si puà passare alla fase successiva, quella dell'Italia Federale...
Va bene inserire lingua e letteratura veneta nei programmi scolastici, trattenere imposte e tasse, anche decentrare la nomina dei pubblici funzionari, ma se il tutto avviene nel quadro generale di  uno Stato Centralizzato cui con molta fatica e infinite parzialità vengono sottratte competenze, la sensazione è quella di un puro e semplice assalto alla diligenza" del potere e dei soldi senza che alle spalle vi sia poi una visione del futuro. E invece, ritengo, proprio di questo oggi ci sia più che mai bisogno: una meta cui tendere, che non può limitarsi all'amministrazione del quotidiano. Il tutto, poi, s'inserirà da sè nel nuovo quadro d'insieme.
Comunque, di questi e altri argomenti simili avrei intenzione di parlare venerdì prossimo3.7 dalle 20 alle 22 approfittando dell'invito che mi ha rivolto Radio Vanessa, fm 105,4 per Venezia e 100,4 per Mestre, la cui linea telefonica sarà disponibile per eventuali interventi e "provocazioni". Potrebbe essere una buona occasione per discuterne un po'.
Spero di esserti stato in qualche modo utile.
ciao e a presto
Venezia, 30 giugno 2009
Federico

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Albert Gardin: risposta a Federico MORO.
È difficile risponderti punto su punto, ti risponderò dunque a grandi linee.
Il Veneto non lo inventiamo noi ma è uno "stato" reale, un'esperienza collettiva di secoli.
L'Italia è un artifizio, un progetto politico; il Veneto no, è una realtà storica e di popolo. Non possiamo inventare il Veneto, cioè rifarlo nuovo perché altrimenti si dovrebbe cancellare quello reale e storico.
È l'Italia (come le occupazioni francesi e austriache) che necessita la morte del Veneto. I Francesi hanno escogitato la Repubblica Cisalpina e gli Austriaci il Regno Lombardo-Veneto, l'Italia ha completato il quadro riducendo il Veneto in Regione d'Italia.
Certo, anch'io sono federalista e favorevole a tutte le collaborazioni internazionali possibili e immaginabili, ma esigo che il Veneto ritorni ad essere se stesso, riprenda a camminare con le sue gambe, ad essere soggetto politico indipendente secondo la sua storia.
Dunque sì a tutte le federazioni immaginabili e possibili ma da soggetti pari e non da schiavi tirati per la catena.
Follia? Anche il bambino che rideva per la nudità del re era "folle"! Infatti restiamo stupidamente complici della cancellazione della nostra storia e della nostra cultura.
I Veneti "italianizzati" conoscono la loro storia? Sanno di averne una o la confondono con quella dei Romani o dei "Piemontesi" ? Chi può salvarci da questo etnocidio ? Rido davanti alla mobilitazione trasversale e "sentita" per l'indipendenza del Tibet. Il nostro non è un caso simile ed altrettanto drammatico? Purtroppo non riusciamo a capirlo.
Personalmente coltivo questa rivolta da sempre, avevo quindici anni quando ho incominciato a promi questi problemi. Oggi, più libero da intrighi e di fronte all'insuccesso totale di altre esperienze politiche, ho deciso di entrare in scena un po' come Giovanna d'Arco che non ha accettato la passività o la rassegnazione dei Francesi di fronte all'invasore.
Qui c'è bisogno di una "marcia del sale" per suscitare la rivolta veneta, una rivolta cìvile che rimetta le cose secondo diritto. Eravamo un popolo libero e civilissimo, dobbiamo tornare alla nostra libertà. Libertà, indipendenza che non significa chiusura o isolamento ma rispetto di sé e degli altri gabbati come noi.
Ecco a grandi linee una mia risposta alle tue osservazioni.
Ciao
Venezia, 30 giugno 2009
Albert Gardin

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RENATO DE PAOLI RICORDA I VENETI DEL RIO GRANDE DO SUL SERAFINA CORREA

Francesca Massarotto, autrice di “Brasile per sempre spega chi sono gli abitatori del Rio grande do Sul in "Donne Venete in Rio Grande do Sul”, un racconto che descrive le esperienze comuni di migliaia di donne, partite dal Veneto con la loro famiglia o con i rispettivi mariti, per trasferirsi nel grande territorio della Serra Gaùcha.

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Una storia “al femminile”, che risale al flusso migratorio di circa 3 milioni di poveri Veneti, che dagli ultimi decenni dell’Ottocento fino agli anni Cinquanta-Sessanta raggiunsero il Brasile alla ricerca di un lavoro. Al Rio Grande do Sul, la maggior parte  chiedeva lavoro e libertà (all’epoca era ancora foresta vergine) per costruire la prima baracca di legno, scavare un pozzo per l’acqua e iniziare il disboscamento del terreno, in gran parte collinoso per le prime coltivazioni.
Qui di seguito, alcune sezioni del libro:
a) Viaggio nel tempo: Dopo la liberazione degli schiavi neri, nel 1871 sotto l’imperatore Pedro II, con la garanzia della libertà ai nuovi nati da donne schiave, in Brasile occorrevano persone disposte a lavorare sia per la coltivazione del caffè come per la trasformazione di una parte delle vaste foreste degli Stati del Sud in territori agricoli. Nello Stato del Rio Grande do Sul, giunsero per primi i tedeschi ed i portoghesi che occuparono i terreni più irrigati e pianeggianti, mentre le prime colonie italiane sorsero a Conde D’Eu e Dona Isabel, che poi si chiamerà Bento Gançalves. La maggioranza dei primi 729 italiani, arrivati fra il 1859 e il 1875, proveniva dall’Argentina e da Montevideo. Ma con l’inizio dei flussi dal Veneto, si formarono i comuni di Garibaldi, Fundos de Nova Palmira, chiamata in seguito Colonia Caxias, Silveira Martins. Nel 1878, sorse Nova Trento, chiamata poi Flores da Cunha, e successivamente: Erexim nel 1880, Veranopolis nel 1885, Antônio Prado ed Encantado nel 1888, Nova Bassano 1924 e Serafina Corrêa nel 1930. Dei 10 milioni di emigrati europei, arrivati in Brasile dal 1870 al 1930, 83 mila si stabilirono nelle colonie del Rio Grande do Sul già nel 1900.
La ricerca di Francesca Massarotto si svolge in una zona simile ai territori collinari del Triveneto. Lasciata Porto Alegre e attraversati i municipi formati dalle prime colonie tedesche (Sâo Leopoldo, Nova Hamburgo, Nova Petropolis), la giovane percorre 150 chilometri in corriera per raggiungere alcuni dei comuni della regione coloniale italiana, distesi lungo la Serra Gaùcha. Primo tra questi, Bento Gonçalves, sarà il punto di riferimento per la sua indagine, Farroupilha (all’origine “Nova Vicenza”, dal nome del primo insediamento vicentino), Garibaldi, Carlos Barbosa, Caxias do Sul, Nova Padua, Veranopolis e Nova Prata. Il 54% degli abitanti del territorio è di origine veneta; il 7 per cento proviene dal Trentino e il 4,5 per cento dal Friuli. In questa “Merica”, per tanto tempo disabitata e immersa nella foresta subequatoriale, si svolgono epopee e singolari esperienze di vita ricche di risvolti storici e psicologici, dalle quali emerge l’apporto delle donne venete: la loro continua speranza in un futuro migliore, la loro forza d’animo nel momento dell’abbandono della terra natia; il sacrifico nell’affrontare le conseguenze d’emigrazione; i disagi del viaggio su vecchie navi a vapore; la forza d’animo nel porsi, una volta raggiunta la nuova Patria, accanto ai genitori o al loro uomo, per iniziare una nuova vita, partendo il più del nulla.


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b) Donne in casa e nella colonia: Partendo dalle terre venete, questi nostri connazionali portarono oltre oceano i loro valori, le credenze religiose, i modelli di vita, la lingua e le tradizioni. Le donne arrivarono con i primi emigrati, anche se in numero ridotto. Erano, comunque, giovani forze: il 67% aveva tra i 20 i 40 anni, capaci quindi di svolgere i lavori più faticosi nei campi. Si sposavano all’età di 23 anni e ogni famiglia aveva in media 8 figli: ma le difficoltà e le precarie condizioni del viaggio e dell’insediamento nel territorio causava la morte del 30% dei figli prima dei 10 anni
c) Le memorie al femminile: I ricordi tramandati da alcune donne d’origine veneta spiegano i motivi della partenza dalla terra natia dei loro padri, come la povertà e la mancanza di lavoro; le speculazioni e gli inganni subiti; il viaggio in nave dal porto di Genova a Rio de Janeiro che durava oltre un mese in condizioni disumane. Sono esperienze così laceranti, che la maggior parte delle donne le ha rimosse dalla mente. Molte poi le testimonianze sugli arrivi nei porti di Rio de Janeiro, di Porto Alegre e nelle colonie venete; sulle prime difficoltà per sistemarsi nei primi alloggi improvvisati: dai barracao alle prime case di legno con un piccolo orto. Segue, infine, l’evoluzione culturale e sociale dei tanti emigrati.


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BRASILE SERAFINA CORREA VENETI PULIZIA ETNICA

(AVIS) BRASILE  - SERAFINA CORREA RIO GRANDE DO SUL  DALLA CORRISPONDENTE VENETA BRASILIANA SOLE SOCCOL 
E' arrivato adesso il fuoco. E' arrivato ai fili della luce. Il castello , copia di quello di Marostica nel Vicentino sta per andare distrutto.   Era un edificio bellissimo, al fianco della replica del Castello Inferiore di Marostica. Teribile. Sotto si vedono le foto del terribile incendio.
Tutta la città di Serafina Correa popolata e inventata da Veneti emigrati a metà del Secolo IXX era proprietaria e  padrona di quasi tutta  la città. Già si parla di rifarla, ma chi l' abitava   è rimasto senza niente. C'erano tre appartamenti piccoli al piano sopra.
Grande impressione nel Veneto suscita questa tragedia. Appena appresa la notizia il tan tan della rete s'è messo in moto per sapere per capire. Dal Veneto i primi messaggi di solidarietà dalle ISOLE SPARSI VENETI e dal Plenipotenziario Renato De Paoli candidato al Consiglio della RE. VENETA nelle elezioni del 28 29 marzo 2010 che inserisce questo incendio ennesimo nella strategia della tensione antiveneta.


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RENATO DE PAOLI DENUNCIA LA PULIZIA ETNICA = NORMALIZZAZIONE

VERONA
È morto l'ex prefetto Giuseppe Maggiore. Aveva 80 anni e per un anno e mezzo, dall'aprile 1987 al novembre 1988 era stato prefetto a Vicenza. Poi era stato stato trasferito con lo stesso incarico a Verona, dal 1988 al 1995, prima di diventare parlamentare per Forza Italia dal 1996 al 2001.
Una decina di giorni fa, al rientro da un breve viaggio, ha avvertito il riacutizzarsi di un male che lo aveva colpito l'estate scorsa. Purtroppo le cure immediate non sono valse a fargli superare la crisi. Lascia la consorte, signora Rosanna, e i due figli, Antonio, diplomatico alla nostra ambasciata di Ankara, e Daniela, funzionaria di banca. Del territorio e dell'anima veneta conosceva realtà e suggestioni. Era stato giovane consigliere di prefettura a Rovigo, poi capo di gabinetto del prefetto Zaffarana a Verona, quindi era ritornato a Rovigo come prefetto.
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Venne a Cerea alla fine degli anni 1967/1968/1969 circa a fare il Commissario Prefettizio per surrogare il Sindaco Bardo Mastena e poi lasciò il testimone al nuovo Sindaco Brasioli che detiene molti segreti di quegli anni bui dove la guerra fredda s'incrociava con la cancellazione della strada, del mulin,il ponte,  degli argini, delle torbiere, del curol, e l'infangamento di famiglie importanti, la rimozione dell'Arciprete don Francesco Tessari guida spirituale  per 40 anni, il curato Don Luigi Frizzera  a Sparè.  Venne a "normalizzare" per conto del governo "Italiano".
Pulizia etnica.

by renato de paoli
il primo in alto a sinistra (quello che ride) è Gian Paolo Brasioli. 

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